esterni e prospetto
Plumbago capensis rampicante Viene spesso chiamato “gelsomino azzurro”, ma con il gelsomino non ha nulla a che fare. È originario di Asia e Africa, e vive molto bene anche nelle regioni più fresche d’Italia, dove può trascorrere l’inverno fuori, con la base ben coperta da pacciamatura e foglie secche. In queste condizioni potrebbe perdere la parte aerea, rigettando poi in primavera. La sua incantevole fioritura azzurra in piena estate regala al giardino un’atmosfera fresca e pacata. La profuisione dei fiori, che purtroppo non profumano, ne fanno una pianta insostituibile. Ne esiste una cultivar dal colore azzurro scruro, denominata ‘Bleu Foncé’ (in foto).
Zona 10 piena L’Hibiscus rosa-sinensis è considerato una pianta da zona 10 piena, quindi una zona 10a+ o 10b. Basta spostarsi di poco perché l’inverno lo intirizzisca, bruciandolo. Queste zone d’Italia (Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna) sono estremamente interessanti per l’acclimatazione della frutta esotica, che da un punto di vista economico ha un potenziale enorme.
Gli agrumi per l’inverno Arance e limoni sono gli agrumi più apprezzati in inverno. La maturazione di questi frutti è piuttosto lenta, per cui è possibile allungare i tempi di raccolta. Un albero di arance darà frutta a sufficienza per una famiglia di 4 persone, e consentirà di preparare molti vasetti di marmellata. I limoni invece si conservano meglio, e basta un solo albero per soddisfare le esigenze di una famiglia. Un buon modo per conservare i succhi è restringerli con lo zucchero e farne un denso sciroppo, da tenere in un luogo fresco e asciutto, e allungare con acqua ghiacciata in estate: la bevanda che se ne ricava è squisita! Le modalità di conservazione degli agrumi sono numerosissime, dai canditi all’essicazione. Ricordate però che sopra i 40 °C le vitamine termolabili si rompono, quindi se avete in mente delle preparazioni a scopo medicinale o cosmetico, non portate mai i frutti oltre quella temperatura.
Noci e nocciole La frutta a guscio viene in genere poco considerata. Eppure ha una buona resistenza sull’albero, il che consente di diluire i tempi di raccolta, stancandosi meno. Inoltre la cosiddetta “frutta secca” (anche se noci, mandorle, nocciole, castagne, possono essere consumate già appena raccolte) ha una gran quantità di nutrienti importanti per il nostro benessere, a partire dagli oli, fino ai minerali e alle proteine vegetali. Fondamentali per arricchire ogni piatto, specie in inverno, quando più importante si fa il loro ruolo, data la carenza di frutta fresca (a parte le arance). Indispensabili per la preparazione di torte e biscotti, la coltivazione può davvero rappresentare un’importante forma di risparmio, se si pensa che il loro prezzo è davvero molto alto.
Il Phormium In Italia sono coltivati due tipi di Phormium, la specie tenax, che come suggerisce il nome, ha fogliame eretto, spadiforme, di una certa altezza, e la specie x cookianium, che invece tende a creare il cosiddetto “effetto fontana” o “piumino”, per via del portamento un po’ lasso. Entrambe le specie hanno numerose cultivar a foglia scura. Un buon vivaio o un catalogo di vendite per corrispondenza ne avrà sicuramente a disposizione più d’una, per via dell’uso sempre più frequente che se ne fa in giardino. Il Phormium infatti tollera bene la siccità e a volte può essere una scelta risolutiva in alcune situazioni. Il P. x cookianium si può coltivare agevolmente in vaso, mentre il tenax preferisce la piena terra. Ovviamente l’insolazione dovrà essere la più alta possibile anche in zone calde.
Perovskia atriplicifolia Detta “salvia russa” per il color bluastro e l’origine. Cresce infatti nei luoghi rocciosi dell’Asia centrale fino all’Himalaya. È apprezzata e coltivata per il fogliame fine e glauco, leggermente tomentoso. A tarda estate la Perovskia regala una gran profusione di fiori azzurro-lavanda, molto persistenti sulla pianta. Richiede terreno povero e asciutto, molto drenato, con una certa insolazione. Risulta molto meglio se piantata in massa. Periodicamente, ma anche ogni anno, si può accorciare ad una gemma giovane, bassa, per ottenere una fioritura più compatta e abbondante. Apprezzata moltissimo accanto alle graminacee e alle capsule decorative, oppure come “filler”, cioè come pianta-riempitivo, che accompagna l’occhio da un elemento vegetale a un altro. La cultivar ‘Blue Spire’ è la più nota e diffusa, e di gran lunga la migliore. L’altezza è di circa 1,2 metri. Le infiorescenze sono pannocchie, non spighe.
Rhyncospermum e gelsomini Spesso si confondono due generi totalmente diversi, il Rhyncospermum (falso gelsomino) e il gelsomino vero e proprio (Jasminum). Ippolito Pizzetti biasimava la disabitudine ai nomi botanici dicendo che l’italiano medio si fa guidare da una formula superficiale: fiore bianco + rampicante + profumo = gelsomino. Oggi gli italiani hanno per fortuna imparato a capire che il falso gelsomino o gelsomino cinese (Rhyncospermum) è molto più rustico del Jasminum e che - a differenza di quello - si riproduce con difficoltà. La resistenza a freddo, intemperie, ombra e capacità di sostenere la coltivazione in vaso, hanno reso il Rhyncospermum un po’ il prezzemolo di ogni balcone, tanto che le varietà a foglia marmorizzata (qui R. asiaticum ‘Tricolor’) come ‘Gold Brocade’ hanno riscosso molto successo, sebbene necessitino di una maggiore insolazione. I gelsomini invece sono molto più delicati e hanno fioriture differenziate a seconda della specie (ad esempio il J. polyanthum fiorisce in inverno, il J. officinale in estate), portamenti diversissimi, ma sempre un gradevole profumo. Sono tra le piante di cui davvero non si può fare a meno!
16. Lagerstroemia indica Piccolo albero dalle eccellenti qualità: oltre a un portamento elegante e a una corteccia interessante, la fioritura è tardiva e abbondante. Il colore tipico è il rosa, ma esistono anche altre sfumature, compreso il bianco. Porta delle curiose bacche. Si adatta bene sia a Nord che a Sud, con inverni freddi ed estati siccitose, a patto di avere una buona irrigazione. Un albero che ha una sorta di “marchio di garanzia”, quello di non fallire mai il suo compito e dare comunque buone soddisfazioni in qualsiasi situazione.
15. Sophora secundiflora (Calia secundiflora) Piccolo albero originario delle zone calde dell’America del Nord. Se volete sapere tutto su questa pianta, leggete la densa e – come sempre – poetica e avvincente descrizione di Marcella Scrimali su Verde Insieme Web.
11. Prunus e P. ‘Kanzan’ I ciliegi da fiore sono tra gli alberi più belli che si possano immaginare. I poeti giapponesi vi hanno speso parole di ineguagliabile bellezza e poesia. Purtroppo vediamo che molte città li utilizzano come alberatura stradale, potandoli in modo discutibile. Questo fa nascere sospetto e diffidenza verso la pianta stessa. A seconda della cultivar le taglie variano: ‘Kanzan’ è tra le più conosciute, facili da trovare e di dimensioni contenute. Ricordate però che il Prunus è un vero e proprio albero a fusto singolo, quindi sarà comunque più impegnativo di altri arbusti a fusto multiplo presentatati in questa guida. Possibilmente fate la vostra scelta in primavera, quando l’albero è in fiore, per essere sicuri che vi piaccia e che la cultivar corrisponda al cartellino.
Aceri Forse l’albero più trendy per i piccoli giardini è propio lui: l’acero. Le forme delle foglie, i colori, le variegature, sono tanto numerose e mutevoli da perderci la testa. Naturalmente dietro ogni pianta di tendenza c’è spesso il business di persone incompetenti, per cui assicuratevi di acquistare varietà cartellinate, meglio se già con fogliame in modo da controllare bene l’etichetta. L’acero necessita di terreno soffice, umido e acido; alcuni tipi si adattano molto bene alla coltivazione in vaso.
7. Pittosporum tobira Chi non conosce il pittosporo (o pitosforo)? È forse tra le piante più diffuse in Italia, dalle zone a temperature invernali appena sopra lo zero fino alla punta dello Stivale. La lentezza di crescita di questa pianta tanto diffusa quanto veramente conosciuta, ne fa un’eccellente pianta da siepe, ed è così che in genere la conosciamo. Ma se lasciata crescere, nel corso dei decenni il Pittosporum tobira diverrà un piccolo alberello con ramificazioni contorte e chioma ad ombrello, molto fitta, e regalerà una fioritura profumatissima!
6. Cotinus coggyria Più un arbusto che un piccolo albero, quindi dovrà essere allevato da giovane eliminando i getti laterali; oppure su un esemplare adulto, rimuovere tutti i getti basali lasciandone due o tre, facendo attenzione a eliminare periodicamente i polloni. Il Cotinus può piacere o meno (io sono tra le persone a cui non piace), non tanto per le tecniche colturali (è infatti una pianta diffusissima e di elementare coltivazione, a patto di irrigarla bene in estate in zone aride), né per il bel colore porporino del fogliame, quanto per le infiorescenze piumose che gli valgono il nomignolo “smoke bush” (pianta del fumo) in inglese. Vedendole viene la voglia di prendere la forbice da pota e rimuoverle via tutte: idea, per la verità, non troppo peregrina! Tuttavia il delizioso fogliame lo rende un esemplare isolato perfetto per un piccolo prato, o una preziosa compagnia in una bordura mista.
Chionanthus virginicus Da non confondere con il Chimonanthus, cioè con il calicanto, questa famiglia di grandi arbusti ha molte qualità per chi ha a disposizione poco spazio. Prima d’ogni altra l’adattabilità al clima. Sono molto rustici, ma preferiscono zone con medie stagionali alte (quindi al Centro-Sud), senza però diventare torride in estate. Amano infatti una certa umidità del suolo, che nel caso della specie illustrata in foto deve essere acido. Il Chionanthus ha un accrescimento lento e si presta benissimo ad essere coltivato in vaso. Ha una bella fioritura primaverile, un po’ insolita, con fiori simili a frange bianche profumate.
Powell Gardens, Kansas City's Botanical Garden SalvaE-mail 4. Magnolia stellata È uno degli arbusti più amati per il suo soave profumo. Nel tempo assume una forma ad alberello a fusto multiplo. Come tutte le magnolie, preferisce terreno tendenzialmente acido, di buona tessitura ma che trattenga anche l’acqua, seppur senza diventare fangoso. Fiorisce anche quando è molto piccola, tant’è vero che se ne vedono dei minuscoli esemplari simili a bonsai. La riproduzione per seme non garantisce di avere esemplari simili alla pianta progenitrice, quindi meglio acquistarla innestata.
3. Cercis occidentalis I Cercis (detti “Albero di Giuda”), hanno una bellissima fioritura rosa primaverile. La particolarità di alcuni tipi è che i fiori nascono direttamente sulla corteccia, a volte ricoprendo l’intero albero. Si può crescere a cespuglio, o impalcandolo un po’ più alto, a piccolo albero. I Cercis maturano dei lunghi baccelli marroni, dentro cui sono racchiusi i semi, che rendono l’albero un po’ “disordinato”. Bisognerebbe avere pazienza ed eliminarli tutti a mano o con un rastrello per olive. Il fogliame è bellissimo: lucido, tondeggiante e reniforme. La fioritura è molto precoce.
. Cornus kousa Esprimete un desiderio e il Cornus kousa l’esaudirà. Non c’è pregio di cui non sia dotato. La fioritura è delicata, romantica e abbondante. Si integra perfettamente in uno scenario zen (in fondo è un albero giapponese) o in un giardino opulento. La forma delle fronde è compatta. La crescita è lenta e non supera i sei metri in condizioni più che ottimali, e comunque solo dopo decenni. Alla fioritura seguono dei bei frutti color fragola che sono eduli, ma non gradevoli. Ma non è finita, perché il Cornus kousa in autunno si tinge di arancio-rossastro, rendendo il giardino “fiammeggiante”. Dall’aspetto molto rustico, ama posizioni fresche e terreno profondo e umoso, ma ben drenato.
1. Ceanothus Pianta molto interessante di origine nordamericana. Amatissima in Inghilterra, dove sono state prodotte splendide varietà, e dove peraltro sembra vivere meglio che da noi, forse a causa delle piogge abbondanti. Eppure il Ceanothus teoricamente non avrebbe bisogno di tanta acqua, poiché è tra le piante che formano un variegato gruppo di elementi della flora americana chiamato chaparral che si insedia in zone povere, aride e sassose. Soffre, infatti, particolarmente il freddo e il vento, e non avendo un apparato radicale molto fitto viene facilmente sradicato. Per farlo crescere come nella foto, ad alberello, occorre pazienza. Acquistate un cespuglio giovane e vigoroso, e allevatelo ad astone, sostenendolo con tutori e tagliando via tutti i getti laterali. Ci vorrà qualche anno e comunque le dimensioni non saranno mai mastodontiche. Notazioni botaniche: vuoi saperne di più sul chaparral? Su Wikipedia in lingua inglese puoi trovare informazioni sulla pianta (Larrea) e sulla comunità botanica spontanea. Su Wikipedia in lingua spagnola, invece, trovi la sua curiosa etimologia: “chaparro” sarebbe una giovane quercia.
Compagnie ideali Avendo una fioritura precoce tutti i bulbi della fine inverno e primissima primavera sono compagni ideali dell’elleboro. Il Crocus tommasinianus ‘Oxford Blue’, l’Iris reticulata ‘Katharine Hodgkin’, bucaneve (Galanthus nivalis), narcisi, ciclamini, Leucojum vernum, Heranthis hyemalis, Iris unguicularis ‘Mary Barnard’, ma anche primule, viole del pensiero, alisso, Cerinthe major var. purpurascens, Skimmia, ma anche piante da foglia, come Geranium ed Heuchera. Potrebbe interessarti leggere anche: I Lavori di Gennaio in Giardino e in Terrazzo Giardino by Skagit Gardens Skagit Gardens SalvaE-mail Foglie scure, colore tenue Nuovi ibridi arrivano sul mercato con colori inusitati. Dai rossi carminio puntinati di bianco, ai porpora scurissimi, ai rosa caramella, fino agli albicocca e i pesca. Le forme sono tra le più insolite: a fiore semplice, doppio, stradoppio, a coppa, a fiore di ninfea. Sicuramente è una di quelle piante che dovrà essere divisa in gruppi, come è già accaduto ai garofani, alle violette, ai tulipani, ecc.
Coltivazione Una delle ragioni del successo degli ellebori è la tolleranza al freddo. Non si scompongono con la neve e con venti anche rigidi. Non tutti fioriscono in inverno pieno, a seconda delle specie e delle varietà si abbraccia tutto l’inverno fino alle soglie della primavera. Gli ellebori desiderano, anche in zone fredde ed umide, una posizione non assolata. Il sottobosco è perfetto, ma anche le zone più ombrose di un piccolo giardino di città. Il terreno deve essere di buon impasto, argilloso, mediamente pesante, ma ben lavorato con sabbia grossolana, anche di mare, purché ben lavata. La tolleranza degli ellebori a suoli calcarei li rende adattissimi a terreni dove altre piante non crescerebbero. Ciò che dovete tenere a mente è che le piante non vanno spostate mai, poiché non sopportano di essere trapiantate. In inverno coprite con letame maturo e dopo l’estate fertilizzate con concime a lenta cessione. Va da sé che queste piante non sopportano estati secche e afose.
Anche in vaso Gli ellebori della specie niger fioriscono naturalmente a fine dicembre, o un po’ più in là, ma in genere le piante acquistate in vivaio sono già state preparate, cioè appena forzate a fiorire. La forzatura dell’elleboro è facile, più diretta rispetto a quella dei bulbi, che richiedono un periodo maggiore di preparazione e dolcezza nei passaggi di temperatura. Preparate un vaso con buon terriccio, anche acquistato, misto a compost, e posizionate la pianta al centro. Tenete il vaso al fresco, in un posto luminoso (ad esempio una terrazza esposta a nord o fuori sul balcone), finché non ha messo i boccioli, poi trasferitela in casa, senza fare passaggi graduali, al caldo. Successivamente la pianta dovrà essere messa in terra, e non potrà essere forzata nuovamente. Giardino by Terra Nova® Nurseries, Inc Terra Nova® Nurseries, Inc SalvaE-mail Nera la radice, ma a volte anche il fiore La specie più diffusa l’Helleborus niger, prende il nome dal colore della radice, non dai fiori, che invece sono candidi. Dalla metà dell’800 fino ai primi del Novecento, gli ellebori godettero di un grande favore, specie come pianta da vaso nei giardini d’inverno. Poi – perlomeno in Ita...
L’Helleborus ha una tossicità elevata e le leggende sui suoi “poteri” sono lievitate per duemila anni. In Inghilterra, dove è più desto il folklore legato a fate e gnomi, è considerato un ingrediente indispensabile del “filtro per volare”. Così, anche il giardiniere contemporaneo, abituato a Wikipedia, li maneggerà con cautela evitando di portarsi le mani a occhi e bocca dopo averli toccati (consiglio che in verità vale per una gran quantità di piante, anche non tossiche).
Strelitzia e Clianthus Queste variopinte piante con le loro colorazioni accese rallegreranno sicuramente il vostro giardino. La Strelitzia (in foto) è anche detta “Uccello del Paradiso” per la forma del suo fiore che ricorda questo bellissimo pennuto. È una pianta molto alta, fino a 2 metri, con grandi foglie verde scuro. Cresce lentamente, ma è facile da coltivare e ama il sole. L’idea in più: può essere inserita vicino ai bordi delle piscine, perché evita di riempire di foglie l’ambiente circostante, evitando di inceppare gli impianti idraulici. Il Clianthus invece è un rampicante che ama posizioni semi-ombreggiate, è piuttosto delicato, ma con un po’ di cure e attenzioni renderà spettacolari fioriture scarlatte. Queste piante, anche se diverse tra loro per caratteristiche e portamento, hanno in comune i fiori dalle forme molto strutturate e davvero originali.
Terra Nova® Nurseries, Inc SalvaE-mail La Kniphofia È una pianta di facile coltivazione, perché è molto versatile, si adatta anche ai climi più freddi. Originaria dell’Africa, predilige il sole e i terreni asciutti. Può raggiungere anche il metro e mezzo. Per rendere al meglio la sua insolita bellezza nel tuo giardino puoi piantarla in gruppi isolati o inserirla tra morbide graminacee. La Knipholia ha infiorescenze molto particolari: quello che sembra un unico grande fiore è in realtà una spiga che riunisce tanti piccoli fiorellini, rivolti verso il basso, dai vivacissimi colori sui toni dell’arancio.
La Passiflora Il fiore della Passiflora, detto anche “Fiore della Passione” è una pianta rampicante dalla spiccata bellezza ed alchimia. La sua caratteristica unica è il fiore: molto vistoso, profumato, con colori accesi e forme decisamente particolari. Può arrivare a un diametro di 6-8 cm. Produce inoltre dei grandi frutti arancioni, spesso commestibili. Puoi coltivarla nel tuo giardino, in una posizione assolata. La sua crescita è molto veloce, dunque assicurati di fornirgli un supporto robusto per contenere i suoi fusti. Non ama il freddo e necessita di annaffiature abbondanti. Nel tuo giardino regalerà un angolo pieno di colore!
L’Allium L’aglio è una delle specie più caratteristiche, il suo genere comprende molte specie anche ornamentali, che si caratterizzano per le infiorescenze dall’originale forma sferica. Possono raggiungere i 100-120 cm di altezza. Una delle sue particolarità è la sua versatilità da coltivazione e i fiori possono essere recisi per essere contenuti in vaso o essiccati (fate attenzione al loro forte odore). Ricordate di piantarli in pieno sole, per avere fioriture più vistose. Nel tuo giardino puoi utilizzarli per arricchire un’aiuola con piante basse e compatte.
Melograno (Punica granatum) Albero dalle mille qualità, non solo per la frutta squisita, ma anche per la sua bellezza. Adatto ai piccoli giardini perché di taglia contenuta, può vivere anche in vaso, senza però fruttificare, in autunno si tinge di un bel color arancio fiammante. I frutti possono essere dolcissimi, tuttavia la membrana bianca che divide i grani, è amarissima. Per sbucciarli correttamente occorre imparare una tecnica facilissima, che potete vedere in molti video su YouTube, come questo. Non fatevi quindi spaventare dalla difficoltà di sbucciarlo!
Il mandorlo che annuncia la primavera La fioritura del mandorlo è molto precoce, anche se la fruttificazione è piuttosto lenta. Le mandorle fresche in estate sono strepitose: difficilissime da sbucciare senza romperne il delicato contenuto. Raccoglierle e romperle con i sassi è un gioco divertente per i bambini (attenti agli schizzi della “buccia”, che macchia irrimediabilmente gli abiti) e motivo di aggregazione per gli adulti. Le mandorle si conservano bene per mesi, e quelle fresche possono essere usate per ricavarne la pasta o il prezioso latte. Il mandorlo è uno degli alberi più coltivati in Italia, lo è stato certamente fino a trenta o quarant’anni fa, quando ha decretato ricchezze per molte famiglie, e ogni regione ha le sue cultivar tipiche. La fioritura dei mandorli, infatti, grazie all’alternanza delle varietà, si protrae a lungo.
More di gelso Il gelso è uno degli alberi più lenti a produrre nuovo fogliame in primavera, quasi contemporaneamente produce delle bacche che dapprima sono verdi, poi diventano rosse e infine nere, rosa o bianche, a seconda della cultivar. Attenzione: è un albero davvero grande, per cui se non avete spazio sufficiente, ma sentite di non poter in nessun modo rinunciare a questa autentica delizia, optate per la forma piangente, che è senza dubbio meno impegnativa (anche se non bellissima). La fruttificazione è tarda, abbondantissima e se anche vi impegnerete con tutte le forze a raccogliere ogni singola mora, di certo almeno metà del raccolto finirà per terra. Il gelso infatti è assai sporchevole, e gradisce terreno libero attorno a sé, almeno per tutto il diametro della chioma. Dopo la fruttificazione invece diventa un fresco rifugio dalla calura estiva. La potatura del gelso è una questione di punti di vista. Premesso che l’albero rimane bello e vistoso anche se non potato per anni, potrebbero esserci rami secchi o lesionati che vanno eliminati. Se volete tenerlo basso dovrete potarlo due volte: una dopo la fruttificazione e una seconda appena dopo la formazione delle gemme (no...
Zeterre Landscape Architecture SalvaE-mail Ecco alcune considerazioni che possono aiutarvi nella scelta: Amate l’aspetto tipico delle magnolie con il velo argenteo dei rami privi di foglie? Se la risposta è sì, fate allora attenzione alle varietà che fioriscono prima dello spuntare delle foglie (dette appunto precoci). Scegliete invece, soprattutto nelle zone soggette a gelate tardive, un ibrido con una fioritura tardiva. Se le foglie verdi non vi disturbano nella contemplazione dei fiori bianchi o rosa e riuscite ad aspettare fino a maggio, andate sul sicuro con la Magnolia sieboldii. Le magnolie prediligono i terreni leggermente acidi. Se il vostro terreno è piuttosto alcalino, potete ricorrere a specie che mostrano una certa tolleranza, come ad esempio M. x loebneri oppure M. wilsonii.
Iresine herbstii Poco conosciuta forse a causa della sua delicatezza (scarsa rusticità), l’Iresine herbstii meriterebbe una maggiore diffusione per via dei magnifici toni che le sue foglie, profondamente nervate, assumono quando sono catturate in controluce.
Le tinte scure, rossastre o violacee, di solito vanno cercate tra gli aceri, come l’Acer palmatum ‘Atropurpureum’, o l’A. dissectum ‘Garnet’ o il ‘Crimson King’. Ma anche altri alberi o grandi cespugli possono offrire una quinta scura sulla quale far spiccare le tonalità chiare e pallide di altri fiori (in questo caso di una Magnolia x soulangeana che non ha ancora messo il fogliame). Ottimi sono il Cercis canadensis ‘Forest Pansy’, dal bel fogliame cuoriforme, adatto per piccoli giardini, il Fagus sylvatica ‘Tricolor’, con margine delle foglie rosato, Albizzia julibrissin ‘Summer Chocolate’ (anche questa adatta giardini piccoli), o arbusti grandi, come Berberis x ottawensis ‘Superba’, Corylus maxima ‘Purpurea’, Sambucus ‘Black Beauty’, Sambucus nigra ‘Black Lace’, Physocarpus opulifolium ‘Diabolo’.
La spirale delle erbe aromatiche Un tratto caratteristico degli orti sinergici sono le spirali di erbe aromatiche. Si può usare qualsiasi materiale per contenere la terra, anche copertoni. La spirale e il semicerchio sono forme apprezzate dall’orto sinergico, poiché in tal modo si ottimizza l’esposizione al sole (non è un tratto di misticismo, come molti pensano).
E-mail Lotta alle infestanti Naturalmente a questo punto sarete curiosi di sapere come l’agricoltura sinergica prenda la questione delle infestanti. Semplicemente – dice Fukuoka – mi sono accorto che nel momento in cui smettevo di togliere le erbacce e zappare il terreno, queste diminuivano. Poniamo il caso, quello più frequente, di trovarsi alle prese con un orto precedentemente coltivato in maniera tradizionale, quindi con fertilizzanti e erbicidi. Il primo passo da fare è rigenerare il terreno, e su questo l’orto sinergico impone pazienza, anche tre anni per avere un terreno pulito, vivo e sano. Le erbacce si contrastano con altre “erbacce”, cioè con piante pioniere che migliorano la struttura e i nutrienti nel suolo. Il trifoglio, ad esempio, è ideale, poiché è una leguminosa azotofissatrice, è invadente, è bassa (quindi in mezzo potremmo coltivare altre piante più alte, anche da fiore). Altre piante adatte, a seconda del terreno, sono le crucifere spontanee, come l’indaco. In Campagna Giardino by Lidia Zitara Lidia Zitara SalvaE-mail Pacciamatura verde Da non confondere con la concimazione verde, assieme alla quale rappresenta uno dei momenti principali della rifertilizzaz...
I quattro principi dell’orto sinergico Hazelip mantenne i quattro principi dell’orto naturale concepito da Fukuoka: nessuna lavorazione del terreno nessun diserbo, né manuale né chimico nessun fertilizzante, solo pollina o compost, ove necessario. Niente sovescio nessun pesticida (e in generale nessun prodotto deterrente, neanche ecologico o biologico) Già da molti anni i giardinieri e i biologi hanno compreso quanto sia importante lo strato superficiale del terreno, carico di humus e microrganismi. Rivoltarlo e interrarlo è la cosa più distruttiva che si possa fare. Le erbacce non vanno tolte, ma contrastate con altri tipi di piante, oppure vanno semplicemente spezzate sotto il colletto e lasciate decomporre sul terreno. I fertilizzanti alterano la qualità del suolo e anche a medio-lungo termine, lo impoveriscono, costringendo a ricorrere a fertilizzanti ancora più potenti e in dosi maggiori. Insetti e altri animali non devono essere combattuti, neanche con metodi biologici (come il macerato o il decotto d’aglio) o con insetti predatori (ad esempio le coccinelle). Questo porterebbe ad uno squilibrio biologico. Un orto sinergico ben tenuto e avviato è sano, e raramente le pian...
Amante dei climi caldi, l’Agapanthus è stato facilmente acquisito dal giardino mediterraneo, nelle sue mille sfaccettature. L’esposizione deve essere assolata, rovente, ma l’acqua primaverile ed estiva non deve mai mancare, altrimenti la pianta si “stanca”, fiorisce per un paio d’anni, prosciugando tutte le riserve dei grandi rizomi, emettendo solo fogliame ma niente fiori. Lo stesso avviene se la posizione non è abbastanza assolata: i fiori ci saranno per un paio d’anni e poi niente più. La concimazione di fondo va fatta in inverno, come di consueto per la maggior parte delle piante, ma va supportata con un surplus a inizio primavera, alla ripresa vegetativa, con un concime a cessione non troppo lenta. Si continua preferibilmente per tutta l’estate con concime liquido, e poi si smette dopo la fioritura. Questo garantisce che le sostanze nutritive siano ben assorbite dai rizomi per l’anno successivo. Per ottenere risultati migliori, non tagliate tutto il fusto, ma eliminate solo l’ombrella sfiorita.
Lidia Zitara SalvaE-mail Il fumo del caffè bruciato L’odore sprigionato dal caffè è favoloso e corroborante per noi, rinfrescante dopo un pasto di mezzogiorno e rinvigorente dopo cena, ma risulta insopportabile per gli insetti. Tra tutti i rimedi consigliati, questo è quello che considero più efficace per allontanare qualsiasi insetto, in particolare vespe, api e calabroni, è bruciare il caffè. Attenzione: il caffè macinato, possibilmente fresco, non la posa, che si è ormai esaurita e non prenderebbe fuoco perché umida. Per ottenere l’effetto desiderato potete collocare il caffè in una candela bruciata per metà (in modo da riutilizzarne lo stoppino) o un un qualsiasi contenitore metallico o di porcellana, pietra, ecc, purché non di plastica, non infiammabile e termoresistente. Se la zona è ampia, posizionate più ciotole.
Papavero della California ed erba gatta, ovvero Eschscholzia californica e Nepeta.
Penstemon digitalis ‘Husker Red’.
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