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La Falegnameria in Cortile Diventa un Loft in Legno Okumè
La riconversione di un’ex falegnameria in un cortile di Torino dove il minimalismo classico si scalda grazie alla presenza del legno okumè
Giulia Zappa
2016年2月11日
A dieci minuti dal centro storico della città sabauda, nel quartiere residenziale di Crocetta, l’interior designer Paola Maré ha finalmente trovato il suo luogo d’elezione: un tranquillo cortile interno ubicato in un grande isolato dell’inizio del secolo scorso, dove l’architetto Raimondo Guidacci aveva trasformato una vecchia falegnameria riconvertendola in un edificio residenziale dal design contemporaneo.
Questa casa fa parte di Open House Torino 2018, evento che apre al pubblico 140 edifici nel weekend del 9-10 giugno. Houzz ha selezionato 7 case che si possono visitare, scoprile qui.
Questa casa fa parte di Open House Torino 2018, evento che apre al pubblico 140 edifici nel weekend del 9-10 giugno. Houzz ha selezionato 7 case che si possono visitare, scoprile qui.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: l’interior designer Paola Maré con il marito Enrico
Dove: Torino
Anno di costruzione: inizi Novecento
Anno di ristrutturazione: 2014
Architetto: progetto architettonico di Raimondo Guidacci; interior design di Paola Maré
Superficie: 135 m² suddivisi tra un open space al piano terra e una mansarda; 50 m² lo studio adiacente
Una casa con una storia, non costretta da vincoli planimetrici, e per di più riparata dalla strada, così da godere di tutto il silenzio e la quiete di cui difficilmente possiamo beneficiare quando abitiamo in città. Ecco il sogno che Paola Maré, progettista d’interni torinese, aveva da tempo coltivato per sé e suo marito, senza riuscire però ad individuare il luogo adatto.
A differenza di Milano, infatti, nel capoluogo piemontese questi spazi sono stati il più delle volte smantellati per far posto ad aumenti di cubatura spersonalizzati. Invece la riconversione realizzata dall’architetto Raimondo Guidacci si presenta come un’operazione agli antipodi: un recupero capace di restituire non solo una ritrovata salubrità all’edificio, ma anche un nuovo volto e una nuova possibilità di utilizzo a quanto già realizzato in passato.
Chi ci abita: l’interior designer Paola Maré con il marito Enrico
Dove: Torino
Anno di costruzione: inizi Novecento
Anno di ristrutturazione: 2014
Architetto: progetto architettonico di Raimondo Guidacci; interior design di Paola Maré
Superficie: 135 m² suddivisi tra un open space al piano terra e una mansarda; 50 m² lo studio adiacente
Una casa con una storia, non costretta da vincoli planimetrici, e per di più riparata dalla strada, così da godere di tutto il silenzio e la quiete di cui difficilmente possiamo beneficiare quando abitiamo in città. Ecco il sogno che Paola Maré, progettista d’interni torinese, aveva da tempo coltivato per sé e suo marito, senza riuscire però ad individuare il luogo adatto.
A differenza di Milano, infatti, nel capoluogo piemontese questi spazi sono stati il più delle volte smantellati per far posto ad aumenti di cubatura spersonalizzati. Invece la riconversione realizzata dall’architetto Raimondo Guidacci si presenta come un’operazione agli antipodi: un recupero capace di restituire non solo una ritrovata salubrità all’edificio, ma anche un nuovo volto e una nuova possibilità di utilizzo a quanto già realizzato in passato.
Poi, finalmente, il colpo di fulmine: all’interno del cortile, al riparo da sguardi indiscreti e per di più affacciato su un bel giardino condominiale, l’edificio moderno nato dalla trasformazione di una falegnameria in pessime condizioni era proprio ciò che Paola cercava. Descritto da Paola come un “oggetto marziano” in riferimento al rapporto con il contesto del cortile, l’edificio progettato da Guidacci sembra ispirarsi a un nuovo classicismo senza tempo e soprattutto senza rotture con la dimensione urbana circostante: una sorta di “finestra sul cortile” che predilige un segno architettonico molto netto e pulito, per l’impiego di materiali imperituri e per la scelta di una neutralità che rifugge protagonismi e sfoggi espliciti di personalità.
Ad oggi, il fabbricato si articola in due blocchi differenti che condividono lo stesso spazio esterno: il primo, articolato su due piani, destinato esclusivamente all’abitazione, mentre il secondo, più piccolo, è riservato alle attività dello studio di Paola, a cui si aggiunge la bella terrazza sul tetto della quale moglie e marito usufruiscono nei momenti di sole.
Il materiale scelto per marchiare in maniera indelebile la facciata dei due blocchi rappresenta forse il segno più forte che dà il nome alla casa: si tratta dei pannelli multistrato in okumè, che rivestono la facciata creando una bella scansione grazie alle sei porte finestre.
Ad oggi, il fabbricato si articola in due blocchi differenti che condividono lo stesso spazio esterno: il primo, articolato su due piani, destinato esclusivamente all’abitazione, mentre il secondo, più piccolo, è riservato alle attività dello studio di Paola, a cui si aggiunge la bella terrazza sul tetto della quale moglie e marito usufruiscono nei momenti di sole.
Il materiale scelto per marchiare in maniera indelebile la facciata dei due blocchi rappresenta forse il segno più forte che dà il nome alla casa: si tratta dei pannelli multistrato in okumè, che rivestono la facciata creando una bella scansione grazie alle sei porte finestre.
È in questo contesto che entra in gioco Paola che, nel disegnare gli interni caratterizzati da spazi liberi, decide di riprendere nei pochi arredi sartoriali l’utilizzo dell’okumè per creare una voluta continuità tra il dentro e il fuori della casa. Legno di origine africana dai toni biondi rossicci molto accentuati, l’okumè ha ottime doti di resistenza e viene spesso impiegato nei progetti di nautica che più richiedono una risposta adeguata alla sollecitazione degli agenti atmosferici. Nelle intenzioni di Paola, però, la sua funzione è anche (e soprattuto) quella di “accendere” l’ambiente, infondendogli un senso naturale di calore e accoglienza.All’okumè si aggiungono pochi e selezionati materiali: le superfici laccate bianche dei volumi della cucina, l’effetto cemento della pavimentazione del piano terra e il vetro che caratterizza una parte del pavimento della mansarda.
Il blocco in okumè che vediamo in questo scatto rappresenta il nucleo più disegnato minuziosamente di tutta la casa. Concepito come blocco polifunzionale per integrare elettrodomestici e contenitori, la piattaia a vista e il bagno di servizio, si impone come piccolo monolite domestico e naturale catalizzatore dello spazio.
Sottili, eppure di grande grazia, i dettagli che lo animano, come la maniglia lineare scavata nel legno che segna il piano come una feritoia. Accanto, i due blocchi bianchi – neutri e quasi a scomparsa – della cucina.
Sottili, eppure di grande grazia, i dettagli che lo animano, come la maniglia lineare scavata nel legno che segna il piano come una feritoia. Accanto, i due blocchi bianchi – neutri e quasi a scomparsa – della cucina.
Il bagno realizzato all’interno del blocco in okumè è dominato dalla semplicità essenziale già collaudata nell’ampio open space. Anche in questo caso, la parete che vediamo sulla destra si caratterizza per la presenza di blocchi contenitori, ancora una volta su disegno di Paola.
La scansione ritmica delle finestre e lo sguardo privilegato che queste offrono verso il cortile rappresenta senza alcun dubbio uno dei principali elementi di fascino della casa. Tra gli arredi, poi, il divano modulare dalle linee scolpite, ora fuori produzione, si caratterizza per una capienza importante, particolarmente comoda nelle occasioni in cui la padrona di casa ama ricevere gli amici.
Il pavimento, invece, è stato realizzato con grès porcellanato di grande formato così da limitare la presenza delle fughe. Una scelta ponderata fino alla fine e frutto di un compromesso all’insegna della funzionalità: il cemento che Paola avrebbe preferito, infatti, sarebbe stato con il tempo troppo esposto alla formazione di crepe (anche in virtù del riscaldamento a pavimento che è stato implementato). Il grès, ci dice Paola, offre oramai la possibilità di usufruire di riproduzioni del cemento molto fedeli, che sono allo stesso tempo decisamente più resistenti.
Il pavimento, invece, è stato realizzato con grès porcellanato di grande formato così da limitare la presenza delle fughe. Una scelta ponderata fino alla fine e frutto di un compromesso all’insegna della funzionalità: il cemento che Paola avrebbe preferito, infatti, sarebbe stato con il tempo troppo esposto alla formazione di crepe (anche in virtù del riscaldamento a pavimento che è stato implementato). Il grès, ci dice Paola, offre oramai la possibilità di usufruire di riproduzioni del cemento molto fedeli, che sono allo stesso tempo decisamente più resistenti.
Un’altra vista sul soggiorno open space ci permette di ammirare la libreria e, dietro, la dentellatura della scala in lamiera bianca che sale verso la zona notte. Realizzata su disegno, la libreria è definita da due scalette in ferro fissate alle putrelle e da ripiani in legno di diversa lunghezza e spessore: un piccolo vezzo, a cui si aggiunge l’unica asse in okumè che spezza il rigore assoluto del bianco, movimenta l’arredo e offre dinamicità.
Qualità, questa, sottolineata dalla presenza della lunga panca che corre a parete: mensola inferiore della libreria, la panca arriva a raggiungere il blocco di okumè e viene utilizzata come piano d’appoggio per pochi, selezioni oggetti, oppure come seduta occasionale quando ad esempio sono presenti degli ospiti a cena.
Qualità, questa, sottolineata dalla presenza della lunga panca che corre a parete: mensola inferiore della libreria, la panca arriva a raggiungere il blocco di okumè e viene utilizzata come piano d’appoggio per pochi, selezioni oggetti, oppure come seduta occasionale quando ad esempio sono presenti degli ospiti a cena.
La scala, pulita e statuaria, è stata realizzata dall’architetto Guidacci.
Per valorizzare in modo scenografico lo spazio in cui si trova, Paola ha deciso di chiudere il vano con un grande setto di lamiera forata bianca che, illuminato con un’opportuna distribuzione di piccoli faretti a Led, offre un piccolo colpo di scena inaspettato: succede la sera, quando il vano scala si trasforma in un oggetto illuminotecnico grazie alla luce che proietta la texture della lamiera forata, ricreando così un suggestivo effetto di ombre.
Per valorizzare in modo scenografico lo spazio in cui si trova, Paola ha deciso di chiudere il vano con un grande setto di lamiera forata bianca che, illuminato con un’opportuna distribuzione di piccoli faretti a Led, offre un piccolo colpo di scena inaspettato: succede la sera, quando il vano scala si trasforma in un oggetto illuminotecnico grazie alla luce che proietta la texture della lamiera forata, ricreando così un suggestivo effetto di ombre.
Nella zona notte al piano di sopra, un ampio ambiente polifunzionale precede e anticipa la camera da letto vera e propria. Paola e il marito lo usano un po’ come viene, ritrovandosi a chiacchierare sulla poltrona sacco o sfruttando il grande spazio libero per fare ginnastica.
La porzione di pavimento in vetro concepito dall’architetto Guidacci fa arrivare la luce al piano inferiore, ma è anche un escamotage per consentire di ammirare, dal basso come dall’alto, la struttura architettonica dell’edificio, contribuendo ad arricchire quel senso di storia e carattere che caratterizza l’abitazione.
La porzione di pavimento in vetro concepito dall’architetto Guidacci fa arrivare la luce al piano inferiore, ma è anche un escamotage per consentire di ammirare, dal basso come dall’alto, la struttura architettonica dell’edificio, contribuendo ad arricchire quel senso di storia e carattere che caratterizza l’abitazione.
Raccolta nel declino del tetto a falde, la camera da letto è dominata da evidenti citazioni giapponesi. Non a caso, Paola non nega di amare la semplicità rigorosa che caratterizza la tradizione del Sol Levante, a cui si è esplicitamente ispirata per ricreare questa dimensione di astrazione e purezza.
Accanto al letto, invece, la presenza della vasca da bagno e del lavandino regalano allo spazio più appartato della casa un’atmosfera di grande intimità.
Infine, una vista dall’esterno della casa al calar della notte: quando gli interni si illuminano grazie a una dominante gialla e la vita si raccoglie intorno al blocco cucina, mentre fuori invece la luce si dirada lasciando spazio ai toni dell’avio e del blu.
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